…una volta, milleduecento anni fa, una nave fu spinta da una tempesta all’isola di Utopia e vi fece naufragio. Vi sbarcarono alcuni romani ed egiziani, che poi non se ne allontanarono più.
Notate ora che vantaggio seppero ricavare quei popoli di Utopia da quest’unica occasione.
Nei limiti dell’Impero romano non c’era arte che essi non abbiano o appreso dagli stranieri approdati o scoperto da sé, accogliendo gli stimoli giusti: a tal punto riuscì loro di sfruttare quest’unico approdo di pochi dei nostri!
Ma se, per qualche caso analogo, qualcuno di Utopia è mai approdato qui da noi nel vecchio mondo, la cosa è stata completamente cancellata dalla nostra memoria, allo stesso modo come si dimenticherà presso i posteri il ricordo che una volta io fui là. E mentre essi, incontratisi coi nostri una volta sola, si appropriarono di tutte le nostre scoperte utili, penso che ci vorrà molto tempo prima che noi accogliamo qualcuna delle loro istituzioni più perfette. Io credo che questo sia il motivo per cui, pur non essendo noi inferiori a loro per ingegno e per mezzi, il loro stato sia governato più saggiamente del nostro e fiorisca più felicemente. (…)
È delitto capitale decidere di cose pubbliche fuori del Senato o dell’Assemblea del popolo e ciò fu stabilito per evitare che il re e gli anziani potessero con una congiura mutare la costituzione. Perciò dunque ogni faccenda giudicata importante è rimessa al giudizio dell’Assemblea dei controllori distrettuali, i quali, dopo averne informato le proprie famiglie e deliberato fra loro, presentano una proposta al Senato. A volte invece si ricorre alla consultazione di tutta l’isola.
Un’altra regola vuole che non si discuta una proposta lo stesso giorno che viene presentata, ma la si rimanda alla seduta seguente, perché nessuno dei presenti dica le prime sciocchezze che gli vengono in mente e debba poi ingegnarsi a difendere le proprie conclusioni anziché gli interessi dello stato.
Tommaso Moro (Londra, 1478 – 1535), Utopia (Libellus vere aureus nec minus salutaris quam festivus de optimo rei publicae statu deque nova Insula Utopia), 1516.
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