
L’arte contemporanea. Doni d’autore al Museo Nazionale di Ravenna
di Luca Maggio
“Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria” Fabrizio De André
Una squadra di donne – in testa la direttrice Emanuela Fiori – colma di passione determinazione competenza. Contro ogni avversità, anzitutto sanitaria e economica, la sezione ravennate del Polo Museale dell’Emilia-Romagna ha appena inaugurato l’ala contemporanea del Museo Nazionale di Ravenna, ricevendo il plauso del MiBACT – Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo.

Era tutto già pronto mesi fa. Poi il lockdown e la chiusura dolorosa, quasi interminabile, del Museo, che proprio in questi ultimi anni si è distinto per essere un’istituzione più che mai viva e attenta non solo alla propria missione di conservazione e valorizzazione del patrimonio estremamente ricco e eterogeneo ereditato dal passato, con interventi di restauro delle collezioni, riallestimento delle sale espositive, conferenze di studiosi prestigiosi, ma anche un ente intelligentemente proiettato sul presente artistico, teso a incrementare per il futuro anche il patrimonio contemporaneo.

Le prime iniziative partirono anni fa con l’ex soprintendente, architetto Antonella Ranaldi, per poi proseguire incentivate e curate negli ultimi cinque anni dall’attuale direttrice, la storica dell’arte Emanuela Fiori che, pur provenendo da studi affatto differenti, ha letteralmente e coraggiosamente aperto le sale storiche agli artisti del nostro tempo di ogni età esperienza e linguaggio creativo (pittura, scultura, ceramica, installazione e, non ultimo, il mosaico, daìmon plurisecolare a Ravenna: non a caso le mostre del Museo, spesso in collaborazione con co-curatori esterni come Giovanni Gardini, sono state uno degli eventi clou delle ultime Biennali musive, collegandosi proficuamente col territorio), sale a loro volta contenenti, come lei stessa scrive in catalogo (Carta Bianca Editore), “tutte le categorie: reperti tardoantichi, tessuti antichi, avori, bronzetti, icone, armi, ceramiche, monete… Per ogni visitatore il Nazionale si manifesta d’emblée come luogo ‘speciale’, capace perciò di accogliere senza stridori anche l’arte dell’oggi come una solida arca, un tempio di meraviglie”.

Dunque nel pieno rispetto delle diverse nature di questa raccolta pubblica unica e preziosa e ideando di volta in volta con ogni personalità invitata a esporre un dialogo continuo fra gli oggetti d’arte di ogni tempo, si è andato formando negli ultimi anni un corpus in cui “l’opera d’arte si configura quindi come traccia duratura di una sorta di legame affettivo con il luogo, generatosi durante la preparazione delle mostre e nutrito da affinità e rispondenze tra arte contemporanea e antica.” (E. Fiori)

Felice Nittolo, Tracce, 2017, acrilico e foglia oro su legno e tela
Così, sabato 17 ottobre 2020 alle 12.00 è stata ufficialmente inaugurata la nuova ala museale interamente dedicata alle donazioni avute dagli artisti che dal 2013 al 2019 hanno esposto in personali dedicate all’interno degli spazi meravigliosi dell’ex monastero benedettino di San Vitale, sede museale dal 1921, come ricorda l’architetto Serena Ciliani nel saggio in catalogo in cui, dopo un esaustivo excursus storico, spiega le ragioni dell’allestimento da lei curato nell’ala detta Tinazzara, dove secoli fa erano i tini dei monaci e già oggetto di importanti restauri negli anni Ottanta del secolo scorso, quando in cima alla scalinata del lato sud venne posta la Venezia incatenata dello scultore Enrico Pazzi, promotore e primo direttore del Museo oltre centotrenta anni fa, quando la sua prima sede era ancora presso l’attuale Biblioteca Classense.

Sara Vasini, Abolire il principe azzurro, 2016 – Abolire il principe azzurro II, 2018, inchiostro su pergamino argenteo
Le due tonalità di grigio adottate per le pareti in pieno accordo col bianco originario delle volte ha permesso di “definire un palinsesto neutro atto ad accogliere le opere contemporanee frutto del lavoro creativo di diversi artisti, colori adeguati per fare da sfondo a opere polimateriche, diverse per provenienza, tecnica e stile.” (S. Ciliani)

Risultano infatti inseriti perfettamente in tale contesto, con lo spazio adeguato per far respirare ogni opera, i lavori di CaCO3, Bruno Ceccobelli, Fernando Cucci, Marco De Luca, Beppe Labianca, Riccardo Licata, Clément Mitéran, Felice Nittolo, Almuth Schöps, Paola Staccioli, Paolo Staccioli, Sara Vasini, Cordelia von den Steinen e Jorrit Tornquist. Completano la rassegna Margherita Grasselli e Marisa Zattini, rispettivamente esposte nel primo chiostro quattrocentesco e nell’antica Farmacia al piano superiore. Le schede biografiche in catalogo, agili quanto complete, sono state redatte per ciascun artista da Elisa Emaldi.

Altre figure intelligenti e valide bisognerebbe citare – non ultima la compianta restauratrice Ornella Casazza – come nel discorso inaugurale ha tenuto a sottolineare la direttrice Fiori, qualificando il traguardo raggiunto come lavoro collettivo, un percorso virtuoso e sinergico che di fatto ha donato alla città di Ravenna tesori nuovi e inediti, per altro sottoscrivendo con gli artisti un fondamentale certificato di autenticità, il PACTA, istituito nel 2017 dalla Direzione Generale dei Musei proprio al fine di conoscere approfonditamente ogni dettaglio tecnico di ciascuna opera, vincolando tanto l’artista quanto l’istituzione museale anche in vista di futuri interventi di restauro non sempre così semplici in ambito contemporaneo.
Con l’augurio di continuare a incrementare tale collezione con nuove esposizioni, ora la parola è alle opere, al nuovo allestimento: non resta che visitare, andare a vedere con i vostri occhi!
Ps. Ringrazio Giovanni Gardini per le immagini fotografiche fornite per questo articolo.

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