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Archive for agosto 2020

Come ogni anno è giunto il momento della pausa estiva. Saluto con affetto lettori e followers, dando a tutti appuntamento a settembre, magari di persona, in occasione dell’inaugurazione della mostra Nature inquiete. Sguardi d’artista sul paesaggio curata dall’amico Giovanni Gardini con protagonisti quattro meravigliosi artisti (fra cui due care amiche). Ci vediamo il 4 settembre alle 19.00 nella Chiesa di Santa Maria dell’Angelo a Faenza e buona fine agosto a tutti!

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Carlo Bacci, Forma Filippo Tommaso Marinetti

La scultura Forma Filippo Tommaso Marinetti, donata al Comune di Lerici da Banca Intesa, faceva parte della mostra Io non gioco da solo, anno 2003, presso l’Orto dei Limoni nel borgo marinaro di Tellaro, nel Golfo dei Poeti in provincia di La Spezia. L’opera, creata dall’artista Carlo Bacci, è dedicata a Marinetti, fondatore del movimento Futurista, alla cui famiglia Bacci è legato sin dall’adolescenza.

Forma Filippo Tommaso Marinetti fa parte della serie Forma dell’artista e sviluppa il concetto del mare in verticale, tipico della Liguria, ma non solo. Le parole dell’artista: “Questa mia Forma evoca la struttura degli aerei dei primi del ‘900 e contiene i simboli del Futurismo: il numero 11, come gli undici punti del manifesto futurista, redatto proprio da Marinetti, e la freccia simbolo della velocità del movimento. La scultura contiene inoltre il numero 70 in quanto la mostra era stata concomitante con i settant’anni della sfida poetica marinettiana nel Golfo dei Poeti.”

L’opera ripristinata è stata ricollocata ed è possibile ammirarla nella galleria pedonale Padula a Lerici.

Carlo Bacci, Forma Filippo Tommaso Marinetti

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Premessa

di Luca Maggio

Alla fine del 2019, all’interno della Biennale Internazionale del Mosaico di Ravenna si è svolta al MAR la mostra Riccardo Zangelmi – Forever Young, dedicata alla costruzioni in lego di questo “unico artista italiano certificato Lego”, come è descritto sul sito del Museo.

Verso fine giugno 2020, su alcuni giornali e siti locali, è apparsa la notizia che il busto in lego Indiante di Zangelmi, già esposto in mostra e raffigurante Dante, sarebbe stato acquistato dal Museo d’Arte della città di Ravenna per 10.000 euro.

Non so se ciò sia una inesattezza giornalistica o corrisponda al vero. Se fosse confermato, lo riterrei un errore. Sia chiaro, non perché tale somma sia esagerata nel mercato dell’arte. Anzi, è il minimo, specie per un museo. Ma sarebbe uno sbaglio collezionistico sia dal punto di vista della storia dell’arte (non solo musiva), sia come mero investimento di denaro. Comunque, in attesa di chiarimenti, ritengo giusto su questa vicenda dare spazio all’opinione di Sara Vasini, artista che conosce, dunque ama il mosaico (lei lo scriverebbe con la maiuscola), la sua fatica quotidiana, la sua indicibile bellezza, entrambe necessarie come il respiro.

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L’anima è un’Altra cosa

di Sara Vasini

Faccio un po’ di polemica, perché spesso è Sana: un paio di anni fa un Amico che vive di musica a Londra – Luigi Casanova – venne al finissage della mostra Montezuma Fontana Mirko. La scultura in mosaico dalle origini a oggi allestita presso il MAR di Ravenna nel 2017/18.

Luigi mi disse: – Sara, esporre le tue opere di mosaico a Ravenna è per te come suonare Jazz a New Orleans per un musicista.

Sinceramente, Luigi mi ha detto una cosa che in fondo sapevo, però mi ha illuminata del tutto. Continuo a pensarla come Luigi, e lo ringrazio. Ma credo che la comunità ravennate non abbia ancora ben capito questa cosa. Nonostante tutto, continuerò a lottare per farla intendere.

Si è recepita solo la moda, ma l’eternità è un’altra cosa.

Penso ai Professori di Mosaico della mia giovinezza che mi dicevano: – Le tessere non sono mattonelle, non si fanno mosaici a parete di mattonelle.

La grammatica e l’equilibrio prima di tutto. Le mattonelle erano fuori dalle chiese per rappresentare la povertà del corpo rispetto all’interiorità.

Penso ai miei Professori di Mosaico che mi dicevano: – Sai perché quelle tessere sono ancora lassù? Perché sono lunghe come denti nella carne.

Penso al Vasari che scriveva: – La pittura è il disegno e il mosaico è la pittura per l’eternità.

E naturalmente penso al vetro che veniva usato come materiale purificato dal fuoco per entrare nelle chiese come materiale Divino, o al marmo e alla sua eternità. In un’epoca come questa la plastica è per me un mezzo artistico ormai superato, da ricerca novecentesca.

Insomma, è un discorso complicato. Ma non approvo la moda, poiché la moda non è mai stata cosa del mosaico, e alla fine al mosaico piace così. Perché, come diceva Isotta Fiorentini Roncuzzi: – Il mosaico è un modo di essere.

E sono sicura che quando una persona si accetta per Quel che è (Erich Fried), non ha bisogno di giustificarsi col Mondo. Tuttavia, sminuire il mosaico, che è una grammatica severa, al semplice assemblaggio di parti, a volte è un gioco e a volte una bestemmia. Per quel che ho imparato: – Se nessuno fa più figli il mondo muore (Sibilla Aleramo, Una Donna, 1906). Quindi io continuo a lottare per fare Mosaico e per far intendere cosa è Mosaico, ché neppure il Trencadís è mosaico per me. Figuriamoci i Lego. Tutto il resto non esiste nel mio mondo e trova prima la sua fine. Modernizzare una cosa che non ha bisogno di essere modernizzata – poiché archetipica – è un giochino di cattivo gusto per poveri di spirito. L’anima è un’Altra cosa.

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