Pochi giorni fa, il 25 giugno, si è spento il Prof. Enzo Tiezzi (Siena,1938-2010), ordinario di Chimica fisica all’Università di Siena, sua città del cuore, già deputato per la sinistra indipendente (X Legislatura) e, da sempre, grande ambientalista, pro energie alternative, contro il nucleare e fra i padri dello sviluppo sostenibile.
Ho avuto il piacere di conoscerlo, per caso, tre mesi fa, quando a fine marzo lo accompagnai nella visita del Mausoleo di Galla Placidia e della Basilica di San Vitale a Ravenna. Era già gravemente malato, ma volle rivedere quei monumenti che l’avevano meravigliato molti anni addietro. Con lui c’erano la moglie e una coppia di loro amici, carichi d’affetto. In totale si era in cinque.
Mestiere curioso la guida turistica: è usuale che capitino gruppi brancaleoneschi di scolaresche, ma, a onor del vero, alla loro età e in gita scolastica, chi pensava esclusivamente ai siti da visitare? I più attenti ed educati in genere sono i bambini delle elementari e medie, come certi adulti (non tutti) e, va da sé, quando si è ascoltati, svolgere il proprio compito è un piacere che dà soddisfazione.
Quello col Prof. Tiezzi non è stato un servizio guida normale, piuttosto l’aver fatto conoscenza e conversazione con un uomo generoso e sapiente, curioso di riammirare luoghi della (sua) memoria per meglio studiarli, sino all’ultimo, nonostante tutto.
Non scorderò il suo volto, né la sua voce, come le cose che ci siamo detti su Florenskij e sul rapporto tra sacro bizantino e linearità duccesca nella Siena di fine ‘200.
Enzo Tiezzi è stato anche un grande viaggiatore e, occasionalmente, un fotografo colmo di umanità, come racconta il suo ultimo catalogo per la mostra Lo sguardo sul pianeta (Laris Editrice, Colle di Val d’Elsa, Siena, 2010), in cui le immagini scattate ad ogni latitudine del globo, sono accompagnate e impreziosite da parole ora di amici e autori da lui amati, ora sue, come ne Il sermone di Benares: “quel vedere e quell’intravedere/ la primavera delle persiane/ socchiuse, che fuori racchiudono/ tesori di canti d’uccelli/ e di foglie verdi e di madre natura.”
Un lavoro importante e bello, testimonianza della vita di un uomo, del suo occhio e della difesa della biodiversità planetaria, fil rouge del testo, che mi ha ricordato un saggio di qualche anno fa sulle lingue in via di estinzione, Voci del silenzio, di Daniel Nettle e Suzanne Romaine (Carocci editore, Roma 2001): “dobbiamo muoverci ora per preservare ciò che di sano rimane nell’eredità che abbiamo ricevuto, considerandolo una risorsa. Non c’è speranza di sopravvivenza a lungo termine, se gli ecosistemi intatti non verranno preservati e posti sotto il controllo di coloro che ci vivono. (…) Come ci hanno mostrato eventi del nostro passato prossimo e del nostro presente in varie parti del mondo, o il nostro villaggio globale sarà autenticamente multiculturale e multilinguistico o non sarà.”
Grazie di tutto e oltre, Professore.
Ecodynamics Group – Università degli Studi di Siena: per Enzo Tiezzi